sabato 21 luglio 2018

Detective Conan #2 (volumi 3-4)

Cari lettrici e lettori, come sapete questo blog viaggia alla velocità di 40 btm (l'equivalente musicale del vecchietto sulla motoretta per anziani) ed ecco dunque, a quasi un anno dal fortunatissimo primo episodio, il secondo post dedicato a Detective Conan, con l'analisi dei volumi 3 e 4. Il super detective con gli occhialiii che da la caccia ai criminaliii ogni mistero sveleràààà, okay dai avete capito. Come era facilmente intuibile, la serialità è a spruzzi (sia nel senso che un nuovo post esce ogni morte di papa, sia che l'80% di ciò che dico sono cose parecchio sceme). Pronti? Partenza? Vi...Ah, importantissimo,  vi ricordo di non leggere questo post da soli e con la porta chiusa dall'interno. Il perché lo capirete leggendo.
Cosa resta della trama 
(ovviamente spoiler, se c'era davvero bisogno di dirlo)
Ovvero, cosa rimane di Detective Conan se togli tutti i filler, misteri improbabili, siparetti comici e via dicendo, perfettamente filtrati dal qui presente Delux in pomeriggio fin troppo caldo. Durante una bella indagine legata ad un chirurgo che riceve tanti giocattoli usati da un anonimo, Ran si rende conto che il nanerottolo che da qualche tempo abita a casa sua assomiglia davvero tanto a Shinichi (ma va!), il ragazzo che ama. Ma soprattutto, si accorge come sia sempre Conan a guidare le indagini del padre senza nessuno se ne accorga, in modo molto simile a quello del ragazzo che ormai non vede da tanto. Comincia così ad indagare per capire come sia possibile una cosa simile, cercando di incastrare più volte Conan per farlo confessare. Quando è completamente sicura delle sue convinzioni, il professor Agasa la chiama con la voce di Shinichi (tramite una delle sue invenzioni) con Conan lì presente, così da farla ricredere: è ancora troppo presto, e gli uomini della Organizzazione non devono sapere che Shinichi non è morto. Sempre a proposito dell'Organizzazione, Conan incontra in treno i due uomini che l'hanno reso come è ora: proverà a fermarli per sapere più cose su di loro, mainvano perché la sua priorità dovrà invece essere cercare di non far esplodere l'intero treno, come era nel loro piano. Dopo aver sventato per pochissimo la minaccia, scopre i due nomi in codice degli Uomini in Nero: Gin e Vodka.
E voi direte: wow, 15 righe di trama! Allora non è vero che la trama di questo manga va avanti in modo lentissimo!. Ma, tranquilli, che la risposta è no, sono io che quando scrivo ho una scarsa capacità di sintesi. Non posso mica sfatare certi miti!
Miglior caso veramente poco credibile
Nel corso di questi due volumi, Aoyama ci propone vari casi di vario tipo. L'investigazione legata a degli strani regali ricevuti da un chirurgo (di cui già ho parlato sopra) è quella che più riesce a toccare dal punto di vista emotivo. Ma, ovviamente, l'autore scrive anche alcuni dei suoi classici casi coi pochi indiziati già presentati all'inizio del racconto, con il metodo dell'omicidio sempre in bilico tra il geniale e il tremendamente divertente. Tipo, il più strambo: il vecchietto direttore di un museo che per uccidere il proprietario che stava per trasformare tutto in un albergo si veste con un'antica armatura, lo uccide davanti le telecamere lasciando dietro di lui un cartellino con il falso nome dell'omicida e una penna che non scriveva, per fare anche modo che in un punto di morte l'uomo cercasse di cancellare il falso nome. Un'idea così geniale che su quel foglio col finto nome dello sfigato che doveva ricevere la colpa poi son rimasti i segni della pressione della penna senza inchiostro. E così geniale che sei l'unico che ci capisce minimamente d'arte tra i sospettati, e l'omicidio è copiato uguale uguale a quel quadro polacco minimalista di pittore morto suicida giovanissimo (copie vendute: due). Ma come fanno a venire in mente certe cose ai giapponesi? 
Ovviamente c'è anche il caso da giallo a camera chiusa. Può mancare un giallo a camera chiusa in Detective Conan? Per me è come un esercizio per l'autore. C'è chi tutte le mattine fa le flessioni per vedere se è ancora in forma, e chi si sforza ad immaginare un altro metodo per uccidere qualcuno lasciando la porta di camera sua chiusa a chiave dall'interno, hey, il mondo è bello perché è vario.
Ran Detective Conan
A proposito, a che punto è l'evoluzione dei capelli di Ran? Quanto manca alla formazione di quel meraviglioso corno alto trenta centimetri che ha su un lato della testa? Non troppo! L'autore piano piano si sta rendendo conto di quanto gli costi tempo disegnare tutti quei capelli e piano piano la trasformazione sta avvenendo. Inoltre udite udite, appaiono per la seconda volta i simpaticissimi scassaballeⓇ dei Detective Boys, la versione da romanzo giallo degli amici altrettanto simpaticissimi scassaballeⓇ di Nobita. Seriamente, sono identici.

Miglior comparsa probabile assassina
Per ogni volume Gosho Aoyama è costretto a creare decine di personaggi che saranno mere comparse come sospettati, che a fine caso saranno da tutti dimenticati e presto riciclati nei nuovi capitoli. Se nei primi due volumi avevamo un tizio che sapeva fare solo due facce per tutti le pagine in cui appare che mi avevano fatto tanto ridere, qui nulla mi ha colpito particolarmente. Certo, Aoyama un paio di baffoni ridicoli li mette in ogni volume, ma a parte quello nulla. Sad moment.
Per concludere, dopo lo scoppiettante inizio, si comincia subito nel mostrare una certa routine che pervade il mondo di Detective Conan, manga visto in Giappone come raccoglitore di racconti gialli e del mistero. In questi due volumi alcuni capitoli sono meglio riusciti di altri (in cui bisogna lavorare davvero tanto con la fantasia), ma resta una lettura davvero godibilissima e che non mi stanca mai, ed inoltre è interessante cominciare ad entrare nella psicologia dei personaggi. La semplificazione del tratto (causa principale del famosissimo corno di Ran) ancora non è avvenuta, e i disegni mi piacciono parecchio. Da notare ovviamente le fantastiche orecchie da Dumbo di ogni personaggio e come usare la scena del fulmine nella notte e la labile luce nel buio per ogni illuminazione divina/momento serio/pensieri dei personaggi/hocapitochidiamineèilcolpevole! eviti all'autore metà degli sfondi nelle vignette!

Okay, così mi son giocato il mio 20% di serietà, e dunque si passa alla parte più importante della rubrica, ovvero Quante volte ho indovinato i colpevoli prima del nanerottolo? Di cui ovviamente la risposta  è maqualeindovinareicolpevolisecolcaldochefanonriesconeanchearicordareinomidegliindiziatiiii (si vede che io i post li scrivo dopo pranzo) tutto di fila. Seriamente: di solito la gara con quel metro e quaranta di sfiga la faccio sempre e a volte vinco, ma in questi due volumi mai successo. Avrò la mia rivincità, portatore di morte e di omicidi che manco la fusione coi Potara della Signora in Giallo e Don Matteo.
Dunquedunquedunque,il viaggio attraverso questi due volumi del manga è finito, e il momento di relax dopo una missione compiuta ha bisogno della soundtrack adatta. E le musiche di Detective Conan fanno il loro fantasmagorico effetto in qualunque situazione. Che fabbrichiate armi chimiche che rendono le persone dei bimbi con le orecchie a sventola o che siate detective scarsi non importa, l'ingresso ai Comunellisti (sulla destra, da qualche parte) è aperto a tutti. Se volete anche avere la notifica per ogni post, qui c'è il canale telegram, affollato come Route 66 del primo film di Cars, in cui ogni tanto condivido anche qualche bella canzone. Ovviamente, se il manga vi piace e queste analisi sceme a fine lettura vi garbano, l'invito è di condividere qua e là a tutti gli amici, così che poi non mi dimentico della rubrica e il prossimo post non esce fra un anno. Ciauz!

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