giovedì 14 giugno 2018

Aprile/Maggio 2018 in tanta, ma proprio tanta, musica

In questi due brutti mesi (raccontati brevemente nel precedente IlblogdiDelux:Homecoming) c'è stata tanta, tantissima musica. Nel tentare di raccontarla in un post, per riprendere la mano col blog (prima dei prossimi post a tema fumetti/serie TV), le probabilità di raggiungere il livello "papiro in cuneiforme che non leggerà nessuno" sono tantissime, ma vediamo se saprò tagliuzzare abbastanza (spoiler:no).
Se penso all'album che più ho ininterrottamente ascoltato in questi due mesi, c'è sicuramente Closing Time (1973), debutto di Tom Waits. Sì, quello famoso per la voce da orco che ha fumato troppo e per "il pianoforte ha bevuto, non io". Solo che in questo album da debutto le corde vocali sono ancora tutte intere, e quello che ne viene fuori è un vero e proprio capolavoro. 12 tracce, per lo più ballate, di una delicatezza e poesia assurde. Io penso sia difficile non innamorarsene: melodie stupende, chitarra e pianoforte, entrati nella storia del cantautorato americano. I Hope That I Don't Fall In Love With You, Ol '55, Old Shoes, Grapefruit Moon sono ballate bellissime. Ma su tutte, a me ha sempre fatto impazzire Martha. Operator, number please, it's been so many years, con un pianoforte quasi onirico, per uno dei brani più belli di sempre. E poi c'è Ice Cream Man, il pezzo con cui ho conosciuto Waits quasi per caso, che sembra venir fuori da un altro album, molto più veloce e rock. Da lì a poco la musica di Tom Waits sarebbe cambiata molto, ma questo disco resta nel cuore nella sua interezza.
Poi, ecco, qui sto zitto che non saprei assolutamente che dire.
Se penso agli italiani attuali, il trio romano mi ha fatto tantissimo compagnia (di cui il terzo faceva parte del listone "gente che ora dovresti proprio evitare", ma va bene così). Su tutti Silvestri è quello che mi ha sopreso di più: ripescando nei suoi vecchi album (L'Uomo col megafono, Il Dado, St. Dapatas, ad esempio) ho trovato brani davvero geniali, di cui se faccio l'elenco non finisco più*. Per Gazzè c'è stato su tutti La Favola di Adamo Ed Eva, album a mio parere grandioso, con L'Amore Pensato in particolare. Fabi stavolta non lo nomino nemmeno, che arricchisce le aziende di fazzoletti per il naso all'inverosimile.
Riguardo a musica italiana un po' più datata, sono rimasto davvero colpito da questo. You've got a Friend suonata col clarinetto da Lucio Dalla in una maniera incredibile. Da clarinettista, è qualcosa di straordinario. Per tutti gli altri penso meriti anche semplicemente per la faccia che fa il papa alla fine.
Poi ci sono tante altre cose che facevano parte di quel listone lunghissimo che no, non devi proprio ascoltare e che invece Spotify consigliava in continuazione, quindi Radiohead, Smiths, Jeff Buckley e via dicendo. Ho involontariamente messo un gigantesco su tutti i personaggi di quella lista. E poi Popa Chubby, l'uomo dalla ciccia colante più blues del mondo.
Infine, questa. Qualcosa mi dice che sarà l'unica che in molti di voi ascolteranno, ed il motivo va', lo sappiamo tutti, ed è quella robetta della mitragliatrice con la chitarra che resta una maledettissima figata (credo).
Forse, c'è tutto. In realtà mancano ancora tantissimi brani minori che hanno accompagnato queste giornate, ma il limite della leggibilità stava per essere superato con un salto triplo carpiato, e poi devo sbrigarmi a finire la seconda stagione di una serie di cui ho parlato un po' di tempo fa, che riprendiamo la rubrica del "il meglio del meglio di...". Che poi se ho parlato di più di 5 serie è già tanto, quindi non credo sia difficile capire di cosa si stia parlando. Dunque, stiamo riprendendo il ritmo. Da brano deprimente dei Radiohead, ma pur sempre un ritmo.




*basta solo che dica "così da cinque anni vivo consumando un incrollabile fiducia nel futuro, con il sorriso vedi che sto conciliando al vago senso che ho di averlo preso in culo"

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