venerdì 12 giugno 2020

I film della mia quarantena (ep. 1: quelli degni di nota)


E voi direte, sì, ma la quarantena è finita da un pezzo, siamo nella fase 2 (oppure nella 3, mai capito), quella dove tutte le scene post-titoli di coda dei discorsi di Conte assumono un significato ben preciso in preparazione del mega-crossover finale. Poi farete sicuramente un'altra osservazione riguardo l'esistenza di questo post, ma ne parleremo tra qualche giorno. Comunque, la mia quarantena è finita lo scorso weekend, con la fine della scuola, dopo mesi di Dad, rintanato in casa a fare il mese di prova gratuita di qualunque cosa si trovasse online, e ora torno finalmente ad uscire, a prendere gelati, organizzare cose, a tornare a vivere fieramente in una puntata di Phineas e Ferb, ma senza avere la testa a forma di sandwich.
Sono stati mesi in cui finalmente ho visto un po' di bei film, quasi uno al giorno, record mai toccato: fino a qualche tempo fa 2 ore di fila davanti al televisore mi sarebbero sembrati la punizione peggiore dell'ultimo girone dantesco. Piccola nota, prima di un bel listone come ai vecchi tempi in cui vi consiglio cose: i film "degli di nota" non sono per forza quelli che mi sono piaciuti di più, o i più oggettivamente belli, ma semplicemente quelli che mi hanno particolarmente colpito e su cui sento di avere qualcosa da dire. Cominciamo? Va', cominciamo, vediamo se mi ricordo ancora come si fa (spoiler: a tratti).

Sto cercando da qualche giorno di imparare il tema musicale di questo film, e ogni volta che lo suono mi viene voglia di aprire Netflix e rivederlo. The departed (di Martin Scorsese, uscito nel 2006) è un film dalla trama intricata ma mai inutilmente complessa o cervellotica. I personaggi interpretati da Matt Damon e Leonardo di Caprio sono le due facce della stessa medaglia, e proseguono in un percorso parallelo (ma con direzioni opposte), le cui similitudini sono sottolineate da una gran regia e montaggio. Anche se dura quasi due ore e mezza la tensione è sempre altissima, mentre il tema dell'identità viene approfondito nei vari colpi di scena, dove nessuno è veramente se stesso, incastrato nella propria doppia vita, in questa costante ricerca alla "talpa" (in inglese "rat", tenete a mente per la scena finale).
A proposito di "rat"
Quello che ci si aspetta è un finale che pone fine a questa caccia, ma Scorsese tiene a dirci che il suo non è un racconto di formazione, mostrandoci una parte finale completamente imprevista e scoppiettante. Violento, ma anche ironico in certi punti grazie all'interpretazione di Nicholson, è un film che non smette mai di ripetere la stessa domanda: qual è la differenza tra bene e male?

Jojo Rabbit. Questo è uno di quei film che mi sono davvero entrati nel cuore, e che non vedo l'ora rivedere. Delicato e divertente, ma anche struggente e pieno di riflessioni. Non so perché una certa critica snobbi questo film, o perché non faccia altro che accostarlo a Benigni o Chaplin, coi soliti paragoni poco necessari e fuorvianti. Io però ve lo consiglio, perché è un film veramente ben curato in ogni suo piccolo particolare, dai vivacissimi e "infantili" colori fino alle musiche: geniale l'inserimento delle traduzioni in tedesco dei Beatles e di David Bowie, visto che l'ambientazione è quella della Germania nazista, così come sono bellissime le musiche originali di Michael Giacchino e veramente azzeccato l'inserimento di I don't wanna grow up di Tom Waits. Perché, spogliato di tutto il suo contesto, Jojo Rabbit è un grande racconto di formazione, narrato benissimo, di una infanzia rubata da folli ideali, che sprigiona amore da tutti i pori, a favore di ogni libertà di pensiero. Waititi, regista e scrittore del film, è nei panni dell'Hitler immaginario, migliore amico del protagonista, e se non ci somiglia fisicamente è perfetto nelle mimiche, nelle espressioni, e nel lento progredire della sua follia: più Jojo si avvicina alla verità, più la sua presenza è sporadica e perfida, senza alcun elemento gioioso. 
Il regista Taika Waititi, che su Youtube spiega anche la fisica delle superiori

Nella seconda metà poi il film cambia completamente le sue atmosfere, con alcune scene ben girate che sono profondamente toccanti, verso un finale positivo e perfetto. Ho apprezzato tantissimo tutti i personaggi, veramente tridimensionali e umani: come si può odiare il piccolo Jojo (un bravissimo Roman Griffin Davis, al suo esordio) quando si fida ciecamente degli ideali nazisti? Possiamo davvero dargli la colpa? Yorki, Rosie, il capitano Klenzendorf, sono tutti personaggi simpatici ma allo stesso tempo davvero commoventi. L'ho trovato un film che fa riflettere (a proposito del confine tra il bene e il male: il modo in cui il regista mette in luce l'arrivo degli americani è interessante e coraggiosa) senza essere mai pesante, stemperato da un'ironia amara ma ben gestita, che non appare mai troppo cattiva, anche quando lo è. Consigliatissimo. 
  
Una sera ho chiesto in un gruppo Facebook di consigliarmi un film su Netflix che non fosse il solito, e tante persone mi hanno parlato di Animali Notturni. Con un'occhiata fugace su internet scopro che è diretto Tom Ford, è una sorta di neo-nour, c'è Jake Gyllenhaal, e fin qui tutto okay, ma poi scopro che c'è anche Amy Adams (e che fai, non lo guardi?). L'ho trovato un film che riesce a fare della sua lentezza un punto di forza, cosa che non mi aspettavo neanche io, che indugia molto sulla psicologia dei personaggi e, soprattutto in una scena, riesce a mettere tanta ansia senza nessuna esplicita violenta. La storia è più o meno questa: Susan è una gallerista che sta vivendo un periodo di crisi, durante la quale riceve un romanzo dall'ex marito Edward. Nella sua mente le vicende che legge hanno proprio come i protagonisti quelle due persone che un tempo si sono tanto amati. La storia quindi si divide in due: da un lato il "mondo reale", dall'altro questo romanzo, che potrebbe ricordare lo stile di Cormac Mccarthy a partire dal personaggio interpretato da Michael Shannon, candidato al premio oscar. Ogni riga riesce a far riflettere Susan e lo spettatore, intrecciandosi con parte della sua vita, e con un passato mostrato da numerosi flashback. L'intero film prosegue in questo modo, su tre piani narrativi diversi, quasi metanarrativi, ma in modo così lucido che non c'è niente di complesso da capire (incomprensibili, in questo senso, tutti quegli articoli sulla "spiegazione del finale"). Film freddissimo in molti punti, come tutto il mondo di plastica in cui vive la protagonista, ma soprattutto esteticamente spettacolare in vari momenti (non a caso, Tom Ford è stilista prima di regista o sceneggiatore).
Whiplash. Ovvero un film sulla musica dove il protagonista studia, suda, sanguina pure un po', va' in crisi perché non è abbastanza bravo, si incazza, prima fa' un po' il saccente e poi gli abbassano la crestolina, continua a studiare, e alla fine diventa bravo, e tu sei felice per lui. Se sei un musicista, il film da questo punto di vista non può che piacerti. In August Rush, molto più favolistico e comunque godibile, il fiolino tocca per la prima volta una chitarra trovata nei sobborghi di New York, quella suona con un'accordatura aperta, e nel giro di cinque minuti inventa un nuovo stile. Dopo la visione di quel film sono stati bruciati centinaia di libri di musica. Nel mio piccolo, invece, dopo la visione di Whiplash ho solo avuto voglia di prendere il mio strumento, e studiare per ore. E' in particolare inoltre un film sul jazz (sì, se non l'avevate intuito è diretto da Damien Chazelle, famosissimo per il suo La la Land, con cui ha vinto un Oscar e una marea di "è un musical, no grazie"), e sul rapporto tossico che si può avere con un maestro che invece di mentore diventa terrore: J. K Simmons è perfetto nel ruolo, riportando alla perfezione in mente tutta una sfilza di vecchi professori. 
Ed è una elettrizzante, ma spesso brutale, storia su una passione che diventa ossessione, sorretta da una colonna sonora bellissima e piena di brani poco conosciuti, dove a farla da padrone è ovviamente la batteria (no, non fastidiosa come in Birdm...Ops, non posso dirlo). Per crescere c'è bisogno davvero di tanta violenza fisica e psicologica? La risposta nel film non c'è, ma è comunque evidente in tante scene. Non che sia tutto perfetto, però. Se tanti film considerano solo il lato del "genio", della "ispirazione", del "mamma guarda non ho mai studiato ma oggi mi sento ispirato e mica Hendrix, oh", qui c'è solamente l'altra faccia della medaglia: lo studio e la tecnica. Una visione a suo modo fredda, che può essere facilmente fraintesa, e che tralascia, considerando poi che parliamo di jazz, tutto l'aspetto emotivo.

Oltre a questi, ci sono tanti altri titoli che ho veramente apprezzato, e che sono state già lodati in ogni angolo dell'universo, rendendo poco necessaria ogni mia parola in merito: The Social Network, Quei bravi ragazzi (ma quant'è bella questa scena? Adoro il modo in cui Scorsese utilizza la musica), Joker, Guardiani della galassia, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Coco, Interstellar (a parte lo spiegone scientifico nel punto dove in teoria bisognava versare fiumi di virili lacrime, e il robot spaziale col design della Xbox series X), Pulp Fiction, Io e Annie, The Prestige, Klaus-I segreti del Natale, Shutter Island, The truman Show, tutta la trilogia di Smetto quando voglio e qualche altro capolavoro che ora non mi viene in mente. 
Voglio incontrare per strada una ragazza vestita così

E con questo, è tutto. Spero che tra i titoli analizzati e quelli solo citati ce ne sia qualcuno che potrebbe rivelarsi un buon consiglio, per quanto siano film che se li nominate in una missione spaziale al termine dell'universo spunta sicuramente un tipo con 3 occhi e 4 bocche che fa "ah ma io l'ho visto, carino ma sopravvalutato, io avrei girato meglio le scene d'azione, sono troppo plastiche". As usual, se il post vi è piaciuto e vorreste leggerne altri, da qualche parte sulla destra c'è un pulsantino per entrare a far parte dei Comunellisti, mentre se sentite anche il frenetico desiderio di ricevere un messaggino sul telefono per ogni mio post, questo è il link per il canale Telegram.
Presto arriva il post con i film che in quarantena mi hanno deluso, preparate i forconi.



9 commenti:

  1. Se posso dire, Whiplash capolavoro, JK Simmons semplicemente mostruoso!

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    1. Già, tralasciando quella cosa che ho scritto nel post, l'ho trovato proprio un gran bel film! Nelle atmosfere, nei colori, ma ho apprezzato anche la scelta delle canzoni, molto ricercata. Grazie del commento, a presto :D

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  2. Jojo ancora non riesco a vederlo, addirittura tu vuoi rivederlo, quindi dev'essere proprio fico! :o
    Whiplash bello, The Departed pure :)

    Moz-

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    1. Io in una sola giornata l'ho visto due volte: dopo pranzo da solo, e poi la sera in famiglia, e hanno apprezzato tutti! Certo, su internet ne dicono di ogni, molti lo definiscono banale o con poco mordente, ma a mio parere è una bella storia di formazione narrata davvero bene, con tanta delicatezza. Ci sono tante battute cattivissime ma mai lo spettatore ha la sensazione che non vi sia rispetto verso il tema trattato, anzi. Poi fammi sapere! :D

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  3. Solo Jojo mi manca, ma devo assolutamente vederlo, adoro Waititi. Comunque su Departed d'accordo (sfiora quasi il capolavoro), in parte anche per Whiplash, mentre Animali notturni a me ha un po' infastidito ;)

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    1. In realtà prima di Jojo Rabbit ho visto Thor Ragnarok e mi è piaciuto poco, ma penso sia più colpa della sceneggiatura che della regia (che era ottima, e si vede la mano di Waititi nel modo in cui inserisce le musiche). Whiplash mi è capitato di rivederlo proprio ieri sera in famiglia e ho trovato dei limiti in più: fotografia eccezionale, ma ad una seconda visione ho trovato la morale di fondo ancora più dubbia.
      In particolare cosa non ti è piaciuto di Animali Notturni?
      Grazie del commento, a presto :D

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  4. Jojo è un piccolo pezzo del mio cuore di celluloide. In generale questa lista comprende titoli importanti. The Departed è mostruosamente bello sia dal lato tecnico che da quello emozionale.

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    1. Ne so veramente poco di cinema, quindi in questa quarantena ho cercato di recuperare molti titoli importanti e famosissimi. Jojo è entrato anche nel mio cuore, ora sono molto curioso di leggere il romanzo da cui è tratto.
      Vedo che sei entrato a far "comunella" in questo piccolo triangolino di internet, grazie! :D

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    2. Il blogging (da leggere e da fare) è una delle mie passioni. Il romanzo Il cielo in gabbia da cui Waititi ha tratto il soggetto per Jojo Rabbit è parecchio diverso rispetto al film e questo è un punto a favore di entrambi. Cambia anche il tono della storia. Gran bel romanzo e gran bel film che però non si pestano i piedi a vicenda.

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